PREMIO INTERNAZIONALE
SALVATORE DI GIACOMO
Il Premio Internazionale “Salvatore Di Giacomo” per lo studio del ‘700 musicale napoletano, nasce dall’ esigenza di riconoscere “Personalità” nel campo della musica e della musicologia, che si siano distinte per la ricerca, lo studio e la divulgazione della Scuola Musicale Napoletana del Settecento. Il Premio è titolato a Salvatore Di Giacomo, illustre napoletano, in quanto la sua figura, va ricordata per la sua opera di impareggiabile erudito e archivista e degli archivi spogliatore, la cui ricerca, effettuata, in condizioni davvero proibitive e per puro amore della scienza e della tradizione napoletana. Questo scrive Paolo Isotta nel Libro “Salvatore Di Giacomo e la Musica” di Vincenzo Vitale di cui riportiamo alcuni passi dedicati al grande Poeta: “Salvatore Di Giacomo, è l’incarnazione, la “summa” delle peculiarità artistiche e culturali partenopee.
Poeta, narratore, drammaturgo, saggista , ma anche musicista in “nuce” inserito nel processo di simbiosi che assorbe le varie sfaccettature d’una poliedrica personalità. Di fronte alla variegata figura artistica di Salvatore Di Giacomo le definizioni rischiano di annebbiare, piuttosto che chiarire, i vari aspetti del prodursi e dell’aggregarsi di elementi che solo in superficie si presentano come dissociate membra di quella inscindibile personalità in cui si configura il personaggio. Sarebbe ovvia sottolineature osservare come in Di Giacomo la musica sia presente dovunque e comunque egli operi: dalle cronache alle novelle, dai drammi alla saggistica. Ma soprattutto, in prima istanza, nella poesia. Sono il segno della sua musicalità, espressa nel fonema che si trasfigura in melos, che si evolve in cellula musicale. Si guardi alle varie raccolte: Sunette antiche , Voce luntane, Vierze nuove, Ariette e canzone nove, Ariette e sunette. Le varie ariette sono i campioni più indicativi d’un verso che contiene germi di canto e che appena una lieve, accorta trasposizione potrebbe tradurre in musica. La musica è presente nel ritmo e nel timbro del verso digiacomiano, ma lo è più ancora, in maniera palese e quasi didascalica, nelle molte e non sempre pertinenti citazioni che si trovano sparse sul terreno della composizione poetica. Sono echi di momenti sognati. Il “Signor Poeta Salvatore Di Giacomo” amava ritrovarsi in mezzo ai musicisti del Settecento. Erano Paisiello, Piccinni, Cimarosa i suoi compagni d’arme. Lo incantava la preziosa collezione dei loro autografiche, con amore ed infinita pazienza, andava riordinando nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella. Lo affascinava la scrittura dei vari protagonisti della storia musicale napoletana. E di Cimarosa certamente non gli era sfuggita quella caratteristica codetta a svolazzo della croma, che fu quasi il segno grafologico dell’ “umor faceto” di quel grande. La sorpresa che suscita in Di Giacomo il ritrovamento di tanto prezioso materiale lo induce a scrivere “I quattro antichi Conservatori” pubblicati nella collezione settecentesca di Remo Sandron in due splendidi volumi: Il Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana e quello di Santa Maria della Pietà dei Turchini e Il Coservatorio dei Poveri di Gesù Cristo e quello di Santa Maria di loreto. La storia dei Conservatori costituisce il principale contributo dato da Di Giacomo alla chiarificazione di molti aspetti della storia musicale di Napoli.”
EDIZIONE 2013

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