L’opera buffa Morano e Rosicca 

domani alla Domus Ars con Le Musiche da Camera

 

Al Festival Internazionale del ’700 Musicale Napoletano fa il suo ingresso l’opera buffa. Domani, mercoledì 23 aprile, alle ore 20:30, nel Complesso monumentale di San Francesco delle Monache - Domus Ars (via Santa Chiara, 10), l’ensemble Le Musiche da Camera metterà in scena il Morano e Rosicca di Francesco Feo (1691-1761). Si tratta di due intermezzi comici tratti dall’opera Siface re di Numidia (su testi di Metastasio), che esordì con enorme successo al Teatro San Bartolomeo nel 1723. Il mezzosoprano Rosa Montano interpreterà Rosicca, mentre i panni di Morano saranno vestiti dal baritono Giusto D’Auria. La regia è di Franz Prestieri, il maestro di concerto è Egidio Mastronimico. Questi invece i componenti dell’ensemble: Federico Valerio e Roberto Roggia ai violini, Fernando Ciaramella alla viola, Ottavio Gaudiano al contrabasso, Leonardo Massa al violoncello, Debora Capitanio al clavicembalo. L’adattamento è di Rosa Montano.

Nel primo intermezzo troviamo Morano travestito da “seducente” donna di colore, per sfuggire alle ire di Rosicca, l’ultima vittima in ordine di tempo, che a sua volta per cercarlo ha deciso di vestire i panni di Monsieur Lafton, capitano francese di una nave in partenza per Marsiglia. I due, naturalmente, si incontrano, con Morano che cerca di convincere a tutti i costi il capitano a imbarcarlo. Il secondo intermezzo vede Morano che, messi gli abiti maschili, riesce a salire sulla nave, dove incontra un’avvenente e ricca borgognona (Rosicca, stavolta in panni femminili), che si lamenta per le sue disavventure amorose. Ignaro di essere al cospetto di Rosicca, Morano, sentendosi evidentemente al sicuro, ricomincia nella sua opera di seduzione, che durerà poco. Infatti, la donna rivelerà ben presto la sua identità, minacciandolo di morte, argomento più che convincente per placare Morano e costringerlo a sposarla. L’esile trama fu ideata per il divertimento del pubblico, che sicuramente gradiva i travestimenti e gli equivoci ad essi collegati. Nei testi, invece, albergano una serie di lingue, dal napoletano all’arabo, passando per un improbabile africano, tutte abbastanza maccheroniche. L’insieme di tali meccanismi, indubbiamente mutuato dalla commedia dell’Arte, aveva anche lo scopo di mettere in risalto i cantanti buffi dell’epoca, come Gioacchino Corrado e Santa Marchesini che, tramite la loro straordinaria mimica, portarono al successo “Morano e Rosicca”.

 

Napoli, 22 aprile 2014

 

Ufficio Stampa

Mauro Finocchito 

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